scandalinbohemia: (Default)
[personal profile] scandalinbohemia
Titolo: A luce spenta
Fandom: Sherlock Holmes
Pairing: Holmes/Watson
Rating: R
Conteggio Parole: 384 (W)
Prompt: "A luce spenta" @ Pimp Fest ([livejournal.com profile] fanfic_italia).


La candela si spense al primo accenno di fiato, come se non avesse aspettato altro che un’occasione per estinguersi. Nel buio, freddo come un letto ancora intatto e avvolgente come una coperta, Holmes mormorò una parola oscena e mi caracollò addosso con precisione. C’era qualcosa di verginale in tutto quel buio, e Holmes lo odiava. Sibilai una scusa e feci per muovermi di lato per lasciargli posto, ma Holmes mi artigliò i polsi contro il materasso.
“Di cosa?”
“Nulla.”
Sputò il mio nome come una velata minaccia. Lo ripeté una seconda volta, sciogliendolo dentro il mio orecchio come una carezza.
“È solo…” Mi mancò il fiato per un istante. “Scusami” ripetei, annaspando. “È… davvero, è orrenda a vedersi.”
“Non è vero.”
“Credimi, Holmes, è meglio così.”
“Accendo la luce.”
“No! Dico sul serio.”
Tornò da me. Mi sfilò le scarpe, le calze, i pantaloni, tutto in pochi secondi. Nel silenzio, sentii i miei indumenti volare sul pavimento l’uno dopo l’altro in una serie di tonfi sordi.
“Siamo buoni amici, ormai” mormorò Holmes, da qualche parte intorno alla mia coscia.
“Naturalmente, Holmes…”
“Non tu. La cicatrice. Ne conosco ogni centimetro. La studio con la massima attenzione da quando abbiamo cominciato.” A riprova della sua affermazione, appoggiò le dita tiepide sul punto più sensibile e doloroso, ma non provai alcun dolore. Gli passai le dita tra i capelli, cautamente. “Ogni centimetro” ripeté, le labbra ormai sulla mia pelle, la punta del naso aquilino vicina all’inguine. “Quindi vedi come il tuo pudore sia del tutto fuori luogo” borbottò, o almeno credo che furono queste le parole, perché quando la punta della lingua di Holmes mi sfiorò smisi di prestare attenzione.
Accesi la candela mentre Holmes fingeva di dormire. Quando mi voltai per raccogliere i vestiti dal pavimento, sentii il suo sguardo ispezionarmi la spalla e la coscia, dissezionarne la forma e l’estensione e il colore. Respirò leggermente nel cuscino.
“Oserei dire che ti donano.”
“Buon Dio, non voglio chiederti cosa pensi del resto, allora.”
“Non farlo, ti prego. Dovrei tacere e passare per villano, o rispondere e passare per idiota.”
“Neppure impegnandoti al massimo…”
“Non sfidarmi, Watson.”
Colsi una vaga ombra di sorriso sulla metà della sua bocca che emergeva dal cuscino, e lo ricambiai. Nel buio, respirai l’odore bruciaticcio della candela spenta e tornai a letto.
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